(nell'immagine Carlo Michelstaedter - a destra - sulla riva dell'Isonzo con il fratello Gino nel 1905)
Carlo Michelstaedter nacque a Gorizia il 3 giugno 1887, ultimo di quattro figli, da una ricca famiglia di origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirigeva l’ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed era presidente del Gabinetto di Lettura Goriziano: uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente. L’ebraismo non incideva sulla formazione culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato cabbalista.
Conclusi nel 1905 gli studi ginnasiali, Carlo progettò di iscriversi a giurisprudenza; abbandonata l’idea si iscrisse alla facoltà di matematica dell’Università di Vienna. Cambiò nuovamente idea e alla fine si indirizzò per il corso di Lettere dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze, città in cui vivrà per quasi quattro anni.
La passione per la pittura, già dimostrata in giovanissima età, continuò anche nel capoluogo fiorentino dove si dedicò al ritratto, fra espressionismo e schizzo caricaturale della varia umanità in cui s’imbatté, sia nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in montagna.
Scrisse moltissimo, in modo ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni di drammi teatrali. Nel 1909 un evento luttuoso segnò la sua vita: la morte, per suicidio, del fratello Gino (di dieci anni più vecchio), emigrato a New York.
Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia Baraden. Nell’ottobre dello stesso anno l’amico Enrico Mreule partì per l’Argentina. Questa partenza venne segnata da un evento significativo, una sorta di passaggio del testimone: Carlo si fece consegnare da Rico la pistola che portava sempre con sé.
Tra il 1909 e il 1910 completati gli esami fece ritorno a Gorizia dove iniziò la stesura della tesi di laurea, assegnatagli dal docente di letteratura greca, Girolamo Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di retorica in Platone e Aristotele.
La sua attività era febbrile: oltre alla Persuasione scrisse anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventò pressoché totale.
Il 17 ottobre 1910, dopo un diverbio con la madre, impugnò la pistola lasciatagli da Mreule e si tolse la vita; il giorno prima aveva spedito l’ultima versione della sua tesi di laurea.
Le sue opere vennero raccolte da amici e parenti e ora sono conservate nei fondi della Biblioteca Statale Isontina. Michelstaedter è sepolto nel cimitero ebraico di Valdirose (Rožna dolina), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di metri dal confine con l’Italia.
Dalla produzione editoriale del Centro Tradizioni di Borgo San Rocco
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